grammatica italiana

L’articolo indeterminativo si premette al nome, all’aggettivo o a all’avverbio e indica generalità, indeterminatezza. Solitamente introduce nel discorso un elemento di cui non si era parlato prima oppure indica una cosa/persona/animale che non è necessario o non si vuole specificare.

 

L’articolo indeterminativo può anche designare una categoria, una specie.

Un ragazzo non sa ancora cosa vuol dire lavorare

Per un ragazzo qui intendiamo “ogni ragazzo” o un rappresentante qualsiasi della categoria.

 

Talvolta possiamo trovare l’articolo indeterminativo anche davanti a nomi propri:

  1. Ha chiamato una Sabrina e vuole sentirti (qui una è inteso come “una certa”, di uso colloquiale)
  2. Questo quadro è un Caravaggio (cioè “un’opera di…”)

 

Esistono quattro forme dell’articolo indeterminativo, tutte singolari: un e uno per il maschile e una e un’ per il femminile. Non esistono articoli indeterminativi plurali.

Un’ con l’apostrofo si usa soltanto al femminile quando la parola che segue inizia per vocale. È infatti un’elisione di una.

Un’amica, un’elica…

 

Un, per il maschile, si utilizza indifferentemente sia quando le parole che seguono iniziano per vocale sia quando iniziano per consonante.

Un insegnante, un letto…

 

Uno si comporta invece come l’articolo determinativo lo. Si impiega infatti davanti ai nomi maschili che iniziano per:

s + consonante (uno sconto);

x (uno xenofobo);

y (uno yeti);

z (uno zingaro);

ps (uno pseudonimo);

gn (uno gnu);

pn (uno pneumatico);

i semiconsonantica seguita da vocale (uno iato).

 

Ormai da qualche anno si è affermato l’uso di anteporre a queste parole l’articolo indeterminativo un oppure l’articolo determinativo il al posto di uno e lo, come indica correttamente la grammatica italiana. La questione è più spinosa di quanto possa sembrare. Per quanto riguarda la parola pneumatico l’Accademia della Crusca accetta entrambe le forme distinguendo i primi per un uso più familiare e i secondi per l’utilizzo nei testi scritti e nelle conversazioni più formali.

Anche nell’italiano antico troviamo casi in cui gli articoli non rispettano la regola generale. È attestato l’utilizzo di uno Principe in Niccolò Macchiavelli (XVI secolo) così come in Leopardi troviamo spesso l’articolo lo al posto di il. Ma in questo caso si tratta di un uso ormai sorpassato, che non ha nulla a che vedere con la colloquialità delle forme odierne.

 

 


Rossella Monaco


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