grammatica italiana

I nomi concreti sono nomi comuni che stanno ad indicare cose, persone e animali che l’essere umano è in grado di percepire con almeno uno dei cinque sensi (donna, pane, bicicletta, libro, ecc…).

Bisogna prestare molta attenzione nel categorizzare i nomi in “concreti” e “astratti” perché spesso la decisione può essere soggettiva o quanto meno può dipendere dal contesto. Serianni (1989) sottolinea la difficoltà di questa scelta. La nostra lingua è mutevole e i significati possono trasformarsi da epoca in epoca. L’etimologia di molte parole italiane è concreta, si rifà spesso alla quotidianità più spicciola ma a volte le parole cambiano significato e diventano concetti astratti o concreti in base al contesto .

Sembra di capire che quasi tutto sia inizialmente concreto e che solo in seguito dal significato originario ne derivi un altro astratto, ma in realtà se ci pensiamo bene qualsiasi denominazione è frutto di uno sforzo mentale dell’uomo di distinguere le cose e le persone.

Sensini (1997) scrive «Come si vede, se da un lato molti nomi sono indubbiamente “concreti” (Pierino, caffettiera, leone) e molti altri indubbiamente “astratti” (lealtà, giustizia, virtù) sono però moltissimi anche quelli che offrono un largo margine di incertezza […]. Molto discussa, in particolare, è la definizione dei nomi che, come partenza, corsa, salto e lettura, indicano al tempo stesso un concetto astratto e un'azione percepibile con i sensi, anche se priva di consistenza materiale».

Alcuni studiosi hanno deciso addirittura di abolire la differenza che comunque è percepibile ed esiste.

Es. La bontà dell’essere umano è rara (“bontà” è astratto perché indica una qualità generica degli uomini, derivata e “astratta” da caratteristiche materiali: comportarsi bene, aiutare disinteressatamente gli altri ecc…)

Il bignè è una bontà (“bontà” è concreto perché si riferisce a un oggetto specifico fatto di caratteristiche concrete, la qualità di essere buono al gusto).



Condividi