grammatica italiana

Il congiuntivo è il modo che esprime la volizione, il potenziale, il dubbio. Ha quattro tempi: presente, imperfetto, passato e trapassato.

Lo troviamo soprattutto nelle subordinate (causali, temporali, consecutive, esclusive, concessive, restrittive, ipotetiche, relative, avversative, eccettuative, comparative, finali) e il tempo dipende largamente dal tempo del verbo della principale.

Troviamo il congiuntivo anche in qualche frase semplice: nelle volitive (congiuntivo esortativo o permissivo) e nelle ottative.

Talvolta esso si alterna con l’indicativo, in determinati registri linguistici. In particolare, il congiuntivo è da preferire nell’italiano scritto, senza che per forza indichi letterarietà; nell’italiano parlato, invece, si tende a utilizzare maggiormente l’indicativo, soprattutto per la seconda persona singolare. Questo avviene anche per stabilire una differenza tra le prime tre persone (che io senta, che tu senta, che egli senta) senza obbligatoriamente dover menzionare il soggetto.

In italiano esistono:

  1. Verbi che richiedono il congiuntivo e che indicano una volizione, un’opinione, un’aspettativa o mirano alla persuasione, come raccomandare, disporre, ritenere, augurare, desiderare, ordinare, permettere;

Es. Desidero che voi cantiate tutti insieme.

  1. Verbi che normalmente richiedono l’indicativo, che solitamente esprimono un giudizio o una percezione, come dire, spiegare, vedere, percepire, intuire, affermare, dichiarare, dimostrare, scrivere, sentire, sapere;

Es. I politici dicono che in futuro ci sarà meno povertà.

  1. Verbi che, a seconda del significato che si vuole esprimere, richiedono l’indicativo o il congiuntivo, come ammettere, considerare, badare, pensare;

Es. Ammetto che sei un ragazzo maturo; (con il senso di “riconoscere”)

Ammettiamo che Giovanna non esca domani, cosa fareste? (con il senso di “supporre”)

  1. Verbi che solitamente richiedono l’indicativo ma nel caso vogliano esprimere volizione, eventualità o si trovino in frasi negative, interrogative retoriche, oggettive anteposte alla principale, possono richiedere il congiuntivo;

Es. Non penso che debba cantare lui;

Come possiamo pensare che la vita sia solo tempo e spazio?

Che Giovanni cantasse in quel modo, già lo sapevo;

Vorrei che tu non perdessi l’occasione.

  1. Verbi che solitamente richiedono il congiuntivo, che però possono costruirsi con l’indicativo futuro quando si trovano in un’oggettiva che indica posteriorità rispetto alla proposizione principale.

Es. Penso che canterete divinamente.

Nonostante molti grammatici parlino di “crisi” e di “morte” del congiuntivo, la situazione non sembra essere così tragica, in generale. Certo, si registra un forte aumento dell’indicativo in completive, interrogative indirette e ipotetiche, ma soprattutto nel parlato. Nel caso si dovesse trovare nei testi scritti qualche indicativo al posto del congiuntivo poi, la cosa non dovrebbe impensierire perché spesso si tratta di un’alternanza per ragioni stilistiche, per ottenere un registro più sorvegliato o perché richiesto da particolari reggenze del verbo. È lo stesso Serianni a ricordarlo. L’importante è conoscere la regola e trasgredirla con consapevolezza in base all’occasione d’uso.

Rossella Monaco


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