grammatica italiana

L’avverbio è una parte invariabile del discorso, per questo motivo non va mai accordato in genere e in numero. La sua funzione è quella di accompagnarsi a un verbo, un sostantivo, un aggettivo, un altro avverbio o a un’intera frase modificandone o specificandone il significato.

Es. Cammina lentamente (verbo)

È una ragazza davvero bella (aggettivo)

Mangi troppo veloce (avverbio)

Non ti telefono da quasi un mese (nome)

Forse, hanno suonato al citofono (frase)

Come possiamo vedere nel terzo esempio, esistono degli aggettivi che a volte si comportano da avverbio (veloce) in questo caso si possono distinguere perché non si concordano in genere e in numero. Esistono anche gruppi di parole che funzionano da avverbio, chiamati locuzioni avverbiali (ad ogni modo, sempre di più, ecc.).

 

LA POSIZIONE DELL’AVVERBIO

L’avverbio di luogo può essere inserito ovunque nella proposizione senza alterare il significato, mentre in altri casi non è così e la posizione di un avverbio può modificare un concetto.

Es. Anche Luisa canta (insieme ad altri)

Luisa canta anche (oltre a fare altre cose)

Solitamente se si riferisce al verbo lo accompagna subito dopo o va alla fine della frase. Questo avviene anche per i tempi composti (Luisa ha cantato divinamente), con alcuni avverbi di tempo e di valutazione però la posizione cambia e l’avverbio va a inserirsi tra l’ausiliare essere o avere e il participio passato che segue (Luisa ha sempre cantato, Non ha proprio mangiato).

 

GRADI E ALTERAZIONI

Inoltre l’avverbio presenta gli stessi gradi dell’aggettivo qualificativo: positivo, comparativo (di minoranza, di maggioranza, di uguaglianza), superlativo; e può essere alterato come i nomi (diminutivo, vezzeggiativo, accrescitivo, dispregiativo).

Es. Ho mangiato benino

Ho mangiato più velocemente di ieri

Se l’avverbio è riferito a un aggettivo, a un avverbio o a un nome di solito li precede (Luisa è molto bella, Cammini troppo lentamente, Compro soprattutto pasta).

 

TIPI DI AVVERBIO

In base al significato gli avverbi si possono dividere in:

    • Avverbi di tempo, che specificano quando si è svolta un’azione (ieri, domani, mai, sempre, solitamente, finora, di sera, ecc.);
    • Avverbi di luogo, che indicano il luogo, comprese le particelle ci, vi, ne (lì, in basso, sotto, sopra, vicino, fuori, ecc.);
    • Avverbi di quantità, che indicano una quantità spesso indefinita (troppo, poco, abbastanza, nulla, di gran lunga, ecc.);
    • Avverbi di modo, che specificano il modo, di solito derivano da aggettivi a cui viene aggiunto il suffisso -mente oppure sono veri e propri aggettivi usati come avverbi o, ancora, locuzioni avverbiali e avverbi in -oni o -one (follemente, velocemente, piano, con voracità, cavalcioni, ecc.);
    • Avverbi interrogativi o esclamativi, che introducono una domanda (interrogativa diretta o indiretta) o un’esclamazione (come, quando, perché, dove, ecc.);
    • Avverbi di valutazione (o giudizio), che possono essere di affermazione (sì, certo, ecc.), di negazione (no, per niente, ecc.) o di dubbio (forse, quasi, ecc.);
    • Avverbi olofrastici, che sostituiscono da soli un’intera frase come nelle risposte e no o forse.



    Rossella Monaco


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