grammatica italiana

Il participio ha natura doppia, “partecipa” cioè delle caratteristiche del nome e di quelle del verbo. Ha due tempi, come l’infinito e il gerundio: presente e passato.

Il participio presente oggi è utilizzato per lo più con funzione nominale e aggettivale. Il ristretto uso verbale che si fa del participio presente è limitato al campo giuridico e burocratico e alle enumerazioni nominali.

Es. Ho trovato la parte mancante del ciondolo;

La badante di Luisa è austriaca;

Il programma è rispondente alle esigenze delle istituzioni scolastiche;

La guerra è tristezza: persone piangenti, bambini urlanti, soldati inneggianti alla battaglia.

Molti participi presenti sono andati incontro, nel corso degli anni, a processi di sostantivazione e aggettivazione e hanno perso completamente la loro natura verbale (amante; cantante; dirigente...).

Il participio passato, al contrario, è molto utilizzato sia con funzione verbale che con funzione nominale e aggettivale. L’uso verbale è riscontrabile in tutti i tempi composti e come costrutto implicito nelle subordinate di tipo causale, concessivo, temporale, ipotetico. Lo troviamo tuttavia anche per risolvere una subordinazione relativa e nelle completive (con ellissi dell’ausiliare).

Es. Agitata per l’emozione, non sono riuscita a parlare;

Preparata al peggio, non è comunque riuscita a sorridere;

Ho trovato questo foglio raccolto da Giovanna in una pozzanghera;

Non potate in tempo, le rose appassiscono;

Dichiaro chiuso il discorso; (Dichiaro che è il discorso è chiuso).

Arrivato che fu a scuola, gli diedero un quaderno nuovo; (Anteriorità = participio passato + che).

Arrivati a casa, abbiamo svuotato il frigo;

Avevamo fame. Detto fatto, abbiamo svuotato il frigo. (Uso cristallizzato).

A volte, il participio passato può avere un soggetto logico diverso rispetto a quello della proposizione principale. È il caso del participio assoluto.

Es. Contento tu, possiamo fare quello che vuoi! (aggettivale);

Usciti Marco e Luisa, io e Piero siamo entrati in aula.

Spesso, in narrativa, troviamo un uso particolare del participio assoluto, con valore modale-descrittivo. A volte poi, se il verbo manca, ci troviamo di fronte a un costrutto nominale assoluto.

Es. Gli occhi persi all’orizzonte, Luisa se ne stava appoggiata alla porta, aspettando chissà quale notizia;

Gli occhi all’orizzonte, Luisa se ne stava appoggiata alla porta aspettando chissà quale notizia.

Anche il participio passato è andato incontro con il passare del tempo a fenomeni di sostantivazione e aggettivazione (trattato; significato; trattenuta...). Anche se non tutti nomi terminanti in –to e –ta sono per forza derivati da un participio passato. Alcuni sono già attestati nel latino classico come “udito”, inteso come “facoltà nel sentire”, che deriva dal latino auditus.

Possiamo dire, in generale, che il confine tra participio con funzione verbale e participio sostantivato non è così rigida come potrebbe sembrare, anzi. Molto dipende dal contesto in cui si viene a trovare. Per approfondire, consultate il dizionario o una buona grammatica.


Rossella Monaco


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