grammatica italiana

In italiano distinguiamo circa una ventina di tipi di subordinate.

Forniamo di seguito qualche informazione relativa alle categorie più importanti, da approfondire su una buona grammatica.

COMPLETIVE OGGETTIVE E SOGGETTIVE

Esistono subordinate che possono avere funzione di soggetto e di oggetto e fanno parte del “nucleo” della reggente, la completano.

Es. Marco pensa che Giovanna abbia già mangiato;

È meglio che tu smetta di pensare.

La subordinata “che Giovanna abbia già mangiato” completa il nucleo del verbo “pensare” con funzione di oggetto. La subordinata “che tu smetta di pensare” assume invece funzione di soggetto del periodo.

Le completive ammettono due costrutti: implicito (con l’infinito) o esplicito (con indicativo, congiuntivo e condizionale).

Le proposizioni oggettive e soggettive possono essere rette da un sostantivo, da un aggettivo o da un verbo.

Es. Ci addormentammo ansiosi che la notte lasciasse il posto al giorno;

Credo che tu abbia da fare;

Fortuna che sei arrivato in orario!

DICHIARATIVE

Le proposizioni dichiarative precisano o illustrano un elemento della reggente, un sostantivo, un pronome o un aggettivo dimostrativo, un pronome o un aggettivo indefinito, un avverbio. Sono da paragonare all’apposizione nella frase semplice, per la loro funzione.

Es. Disse la sua opinione: che tutti potessero avere una casa!

Questo non vorrei: che tu ti perdessi in inutili digressioni;

Così funzionava tra la gente del paese, che ognuno aveva le sue funzioni e nessuno poteva fare altro.

È ammesso sia il costrutto esplicito (con che+ indicativo o congiuntivo) sia il costrutto implicito (infinito, preceduto oppure no dalla preposizione semplice di).

Spesso la reggente e la dichiarativa sono separate anche graficamente, dai due punti. A volte la dichiarativa può essere introdotta da cioè, per meglio puntualizzare che si tratta di una precisazione di quanto in precedenza detto.

INTERROGATIVE INDIRETTE

Le interrogative indirette contengono un dubbio o esplicitano una domanda contenuta nella reggente.

Es. Mi chiede che cosa penso di Maria;

A volte le interrogative indirette sono considerate una sottospecie delle completive, come se fossero delle oggettive. In realtà la differenza esiste e consiste in differenti congiunzioni di subordinazione (se, quando, come, perché, che cosa... ) e nel fatto che le interrogative riferiscono un dubbio o una domanda mentre le oggettive contengono un’enunciazione.

Esistono interrogative indirette esplicite (con indicativo, congiuntivo e condizionale) e interrogative indirette implicite (con l’infinito presente).

Es. Mi chiedo dove uscire.

Questo costrutto ha un accentuato significato dubitativo e necessita che il soggetto della reggente e quello della subordinata coincidano.

CAUSALI

Le proposizioni causali, come possiamo facilmente intuire, esprimono la causa di una determinata azione espressa nella reggente.

Es. Non mangio perché non ho tanta fame.

Possiamo distinguere tra causali esplicite (costruite con l’indicativo, e in alcuni casi con il congiuntivo e il condizionale) e causali implicite (con gerundio, participio passato, infinito).

Il congiuntivo, in particolare, compare quando si tratta di una causa fittizia e il condizionale in causali con intento attenuativo e valore desiderativo, potenziale.

Es. Non mangio non perché non abbia fame ma perché non mi piace la minestra;

La chiamo perché vorrei parlarle della mia attività.

Le proposizioni causali esplicite sono introdotte da: ché, perché, poiché, dal momento che, siccome, giacché, per il fatto che, in quanto, dato che, considerato che, visto che, essendo che.

Le proposizioni causali implicite sono introdotte da: per/a/con/per il fatto di + infinito o sono costruite semplicemente con il participio passato o il gerundio.

FINALI

Indicano lo scopo, il fine.

Es. Sono uscito per cercare Mario.

Possono essere implicite (con l’infinito) o esplicite (con il congiuntivo presente o imperfetto). Nella costruzione esplicita sono introdotte da ché, affinché, perché. Il costrutto implicito è, ad ogni modo, il più utilizzato, soprattutto nella lingua parlata. Esso è introdotto dalle preposizioni per, di, a, da, e, meno frequentemente da onde.

CONSECUTIVE

Indicano la conseguenza dell’azione della reggente. Esistono due tipi di costrutti consecutivi. Quelli che presentano un antecedente nella reggente e i costrutti deboli che invece sono semplicemente introdotti da una congiunzione o una locuzione congiuntiva (tanto che, che, sicché, ecc.).

Es. Era così bella da togliere il fiato;

Non ho lavorato ieri, tanto che oggi mi trovo in difficoltà.

Le consecutive esplicite possono essere costruite con l’indicativo, il congiuntivo o il condizionale; le consecutive implicite, con l’infinito (presente o passato) introdotto dalle preposizioni semplici di, per, da.

IPOTETICHE

Indicano la condizione per cui accade o potrebbe accadere l’azione espressa nella principale. La reggente (apodosi) e la subordinata ipotetica (protasi) formano insieme il periodo ipotetico. La protasi è introdotta da congiunzioni come se, qualora, nel caso che, ecc. A volte essa rimane sottintesa.

Es. Vorrei uscire, se a te andasse;

Sarebbe un racconto che non vorrei leggere. (sottinteso “se fosse...”).

Il periodo ipotetico viene di norma distinto in: reale, quando è presente l’indicativo sia nella protasi che nell’apodosi; possibile, quando nella protasi troviamo il congiuntivo e nell’apodosi il condizionale; irreale, con congiuntivo nella protasi e condizionale nell’apodosi, quando però l’ipotesi è sicuramente irrealizzabile; misto, quando avviene una contaminazione di tempi.

Luca Serianni ritiene, tuttavia, questa suddivisione insoddisfacente, soprattutto per la scarsa possibilità di determinare con sicurezza se un periodo è possibile o irreale.

Quando nel periodo ipotetico reale utilizziamo il trapassato prossimo e l’imperfetto ci riferiamo quasi sempre a un’ipotesi che non si è realizzata. È un costrutto molto utilizzato in contesti colloquiali.

Es. Se parlavo, mi uccidevano.

Quando nella protasi introdotta da se troviamo il congiuntivo e nell’apodosi il condizionale, per esprimere contemporaneità utilizziamo: congiuntivo imperfetto-condizionale presente; congiuntivo trapassato-condizionale passato. Per esprimere anteriorità usiamo: congiuntivo trapassato- condizionale presente.

Quando nella protasi introdotta da altre congiunzioni come qualora, purché, a patto che troviamo il congiuntivo e nell’apodosi il condizionale, per esprimere contemporaneità utilizziamo: congiuntivo presente/imperfetto-condizionale presente; congiuntivo trapassato-condizionale passato. Per esprimere anteriorità usiamo: congiuntivo passato/trapassato-condizionale presente.

CONCESSIVE

Le concessive introducono un elemento di rottura tra una causa e l’effetto supposto. Sono introdotte da benché, anche se, pure, anche, nemmeno a, sebbene, malgrado, nonostante, seppure, per quanto e da altre congiunzioni, avverbi, pronomi indefiniti o locuzioni congiuntive e avverbiali.

Es. Benché sia anziano, non ha dolori di nessun tipo.

Le concessive possono essere esplicite e costruirsi con l’indicativo, il congiuntivo e il condizionale o implicite e costruirsi con l’infinito, il gerundio e il participio passato.

TEMPORALI

Indicano la relazione di tempo sussistente tra subordinata e reggente in un rapporto di anteriorità, contemporaneità, posteriorità. Nella costruzione esplicita si possono utilizzare tutti i tempi dell’indicativo. Il congiuntivo serve invece a indicare un’eventualità, un’incertezza. Il condizionale si usa per gli stessi motivi per cui lo utilizzeremmo in una principale.

Le proposizioni temporali sono introdotte da quando, come, dal momento in cui, finché, allorché, mentre, da quando, prima che, dopo che, non appena, una volta (che), ogniqualvolta; da preposizioni semplici come al, nel, col, sul + infinito; prima di/dopo di + infinito; o possono costruirsi con il semplice gerundio o il participio passato (talvolta introdotto da dopo o da una volta).

Es. Dopo mangiato, sono andato a casa;

Finché canterai ti starò ad ascoltare;

Prima che cantassi, Luisa era già a teatro.

AVVERSATIVE

Indicano una circostanza “avversa” alla reggente. Sono introdotte da quando, da mentre, da laddove e da nonché. Possono essere esplicite (con indicativo e condizionale, nonché + congiuntivo) o implicite (con l’infinito talvolta introdotto da invece di, anziché, in luogo di, piuttosto che).

Es. Stai guardando i miei errori, quando invece dovresti guardare i tuoi.

MODALI

Esprimono il modo in cui si svolge l’azione contenuta nella reggente. Sono implicite e si costruiscono con il gerundio (presente o passato) oppure con l’infinito introdotto da con.

Es. Parlava scandendo le parole lentamente.

Alcune grammatiche includono nelle modali i costrutti espliciti introdotti da come, nel modo in cui e secondo che.

Es. Si comportava come se nulla fosse.

RELATIVE

Le proposizioni relative svolgono nel periodo suppergiù la stessa funzione delle apposizioni o dell’attributo nelle frasi indipendenti e dànno informazioni su un determinato elemento della reggente, detto antecedente. Nella frase relativa, l’antecedente è rappresentato da un pronome o da una congiunzione relativa.

Es. Ho comprato una casa che non è né piccola né grande.

In questa frase l’antecedente è “casa” ed è sostituito dalla congiunzione relativa che, nella subordinata. Il che in questo caso fa da soggetto della frase relativa, ma, in genere, può avere altre funzioni logiche.

Le relative si distinguono in relative limitative e relative esplicative. Le prime sono fondamentali a definire il significato dell’antecedente e senza di esse la frase rimarrebbe sospesa; le seconde si configurano più come un’aggiunta.

Es. Prendi le cose di cui hai bisogno; (limitativa)

I ragazzi che hanno visto il film sanno spiegare la trama; (solo i ragazzi che l’hanno visto – limitativa)

I ragazzi, che hanno visto il film, sanno spiegare la trama. (Tutti i ragazzi hanno visto il film e sanno spiegare la trama – esplicativa)

Notare come l’uso della punteggiatura aiuti a distinguere i due tipi di frase.

Le relative possono essere esplicite (con l’indicativo, il congiuntivo e il condizionale) o implicite (con l’infinito). Possono essere introdotte da che, il quale, cui, dove e da pronomi misti come chi. Una relativa implicita può essere costruita anche con la preposizione semplice a accompagnata dall’infinito.

Es. Giovanna è stata la prima a cantare sul palco.

AGGIUNTIVE

Aggiungono “una circostanza accessoria” all’azione espressa nella principale. Sono implicite ed esplicite e vengono introdotte da oltre che oppure da oltre a.

Es. Oltre a dormire che cosa fai nella vita?

ESCLUSIVE

Indicano il mancato verificarsi di un’azione, sono in genere introdotte da senza o da senza che.

Es. Senza mangiare non si può vivere;

Senza aver preparato la valigia, partì, in piena notte.

ECCETTUATIVE

Indicano una restrizione rispetto alla reggente. Possono essere esplicite e costruirsi con indicativo, congiuntivo o condizionale, o implicite e costruirsi con l’infinito. Sono introdotte da eccetto che, salvo che, tranne che, fuorché, a meno di, se non.

Es. A meno che non parli, sarò costretto a punirti.

LIMITATIVE

Esprimono una limitazione rispetto alla reggente, un punto di vista o un ambito di validità.

Es. Per quanto ne posso sapere, non ci sono ragazze more nella sua classe.

Sono introdotte da: per quel che, per quanto, che e locuzioni simili.

Esistono costrutti limitativi infinitivali del tipo: aggettivo+a/per/in/da+ infinito; aggettivo+da+infinito composto col si passivante; a/per +infinito.

Es. Difficile a dirsi, facile a farsi;

Era più semplice da concepirsi.

A guardarlo, non sembrava un ragazzo.



Rossella Monaco


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