grammatica italiana

puntini di sospensione sono i più difficili da trattare, non perché essi prevedano più regole rispetto agli altri segni, anzi. Piuttosto si tratta dell’uso che gli italiani fanno di questi tre puntini “salvavita”, un uso sproporzionato all’espressività e diffusamente errato. Beppe Severgnini li ha definiti la rappresentazione grafica di una generazione sospesa (politicamente, culturalmente, sessualmente) e sintomo della tecnologia odierna.

Prima di tutto bisogna stabilire che i punti sospensivi sono solamente tre, non uno in meno, non uno di più, mentre abbondano nei blog, negli sms e persino nei temi scolastici dei giovani adolescenti, file ininterrotte di puntini, come se la quantità fosse sinonimo di enfasi.

Bisogna poi ricordare che dopo i tre puntini non va mai la lettera maiuscola a meno che si concluda il periodo.

Terza cosa importante: dopo (e non prima!) i tre punti bisogna sempre lasciare uno spazio, tranne quando sono seguiti dal punto esclamativo. Questi piccoli segni grafici indicano l’interruzione di un discorso che scema, anche visivamente, in essi. La pausa può indicare diversi concetti: titubanza, dubbio, insinuazione, paura, evasione, inganno, affanno.

“ (…) Or dunque lei…” E qui mi chinai e a bassa voce, con molta serietà, confidai al signor notaro l’atto che intendevo fare e che qui, per ora, non posso riferire, perché – gli dissi: “Deve restare tra me e lei, signor notaro (…)”. (Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila, 1926)

 

Quando si parla di sospensione si può intendere anche suspense, attesa di un accostamento insolito.

La donna a me non piaceva intera ma… a pezzi! (Italo Svevo, La coscienza di Zeno, 1923)

 

Nei dialoghi l’interruzione può essere provocata dall’interlocutore:

“Ti dicevo che Mary…”

“Non mi interessa”.  

Troviamo i puntini sospensivi alla fine di un elenco che potrebbe potenzialmente continuare, a sostituire la parola “eccetera”.

Ho comprato alcune cose: un profumo, un orologio, due sciarpe, una gonna…

Servono anche ad accennare una parola che non si può o non si vuole pronunciare per intero.

Infine, i tre puntini, se racchiusi tra due parentesi quadre […] o tonde (…), indicano una parte mancante rispetto all’originale nelle citazioni (vedi l’esempio di Pirandello sopra riportato).


Rossella Monaco


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