Ortografia della lingua italiana
I segni di interpunzione L’uso del punto fermo L'uso della virgola Il punto e virgola I due punti Punto interrogativo Punto esclamativo L’uso dei tre puntini Uso delle parentesiLa distinzione tra verbi transitivi e intransitivi non è così semplice e immediata. I primi ammettono un complemento oggetto (Es. Giovanna mangia la pasta), i secondi no (Es. Giovanna piange) e sul dizionario è possibile trovare tutte le informazioni relative al verbo, anche quelle sulla transitività.
Nel corso dei secoli, l’italiano ha visto, però, la variazione di molti verbi da transitivi a intransitivi e viceversa, di cui Luca Serianni fornisce un resoconto dettagliato in “Grammatica italiana” (Utet, 2010). Proprio per questa mutevolezza, spesso dipendente dalla situazione, la transitività di ogni verbo va dedotta dal contesto.
I verbi transitivi possono, ovviamente, essere utilizzati anche senza un complemento oggetto e non perdono la loro transitività. Giovanna mangia è una frase di significato compiuto, transitiva, attiva. Quando il complemento oggetto è presente, si dice che l’azione “transita”, si trasferisce all’oggetto che segue.
Le tre forme dei verbi transitivi sono: attiva, passiva e riflessiva.
Si dice che il verbo è in forma attiva quando il soggetto compie l’azione. Quando l’azione è subita dal soggetto, abbiamo la forma passiva. Quando l’azione si riflette sul soggetto e quindi soggetto e oggetto coincidono, siamo di fronte alla forma riflessiva.
Es. Giovanna mangia la pasta (forma attiva);
La pasta è mangiata da Giovanna (forma passiva);
Giovanna si lava (forma riflessiva).
I verbi riflessivi sono preceduti o seguiti dalle particelle pronominali; nei tempi composti si formano con l’ausiliare “essere”. Come abbiamo visto, presuppongono che il soggetto coincida totalmente con il complemento oggetto (Giovanna si lava = Giovanna lava se stessa). Da non confondere con i verbi pronominali (intransitivi) che del riflessivo hanno solo l’apparenza.
Alcuni verbi transitivi, con un uso colloquiale, vengono utilizzati nel parlato in forma riflessiva anche quando non la richiederebbero. È il caso dei verbi riflessivi cosiddetti “d’affetto”.
Es. Mi faccio una doccia.
Giovanna e Luigi si guardano un film.
In questo caso si mette in risalto l’affettività che l’azione comporta, sia essa abitudinaria o accompagnata da sentimenti di sollievo, soddisfazione, felicità, ecc...