grammatica italiana

Il punto interrogativo è un segno di punteggiatura relativamente recente. Inizia la sua avventura circa nel X secolo, sostituendo la parola latina quaestio. Se notate bene la sua forma, esso apparirà come una “q” che sormonta una “o”, un’abbreviazione diffusamente utilizzata dagli amanuensi.

Storia a parte, il suo uso è abbastanza semplice e intuitivo: lo troviamo nelle domande, siano esse espressione di un dubbio o di una richiesta.

Posso aprire la porta?

Qual era il nome di Manzoni?

Era giallo o nero?

 

Esso può indicare anche sarcasmo e sospetto se racchiuso tra due parentesi tonde.

Mi hanno detto che hai eseguito tutti i compiti alla perfezione (?)

 

Negli incisi è possibile scegliere se utilizzare o meno il punto interrogativo.

Mercoledì prossimo, chissà perché?, verranno i miei zii.

Mercoledì prossimo, chissà perché, verranno i miei zii.

 

Dopo il punto interrogativo va la lettera maiuscola se si tratta di uno stacco netto con la frase precedente o della risposta alla domanda. Se invece siamo di fronte a una successione è possibile utilizzare la lettera minuscola.

Volete tornare indietro, ora? e farmi fare uno sproposito? (Manzoni, I promessi sposi, 1842)

 

Il punto interrogativo è molto importante per l’intonazione della frase ed è fondamentale accorgersi della sua presenza nel testo per leggere correttamente. Gli spagnoli, avendo una lingua molto incentrata sul suono e la fonetica, inseriscono il punto di domanda capovolto all’inizio della frase interrogativa, oltre che alla fine, per indicare un mutamento di impostazione della voce sin dal principio, a scanso di equivoci. Lo stesso accade per il punto esclamativo. La regola è stata introdotta in Spagna solo in epoca recente, nella metà del Settecento. Prima di allora i cugini spagnoli seguivano lo stesso precetto della lingua italiana, avendo come base comune il latino.


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